Il Coronavirus, la Politica, i Giovani, la Scuola

 

La metafora della guerra è del tutto appropriata per l’ignoto Coronavirus. Gli scienziati, i medici specialisti, hanno imparato a conoscerlo nella sua pericolosità e sono impegnati a contrastarne gli effetti: la contagiosità veloce ed elevata e la mortalità preoccupante. La pandemia è in corso, come certifica con giustificato allarme il Direttore generale dell’OMS. Lo dimostra l’espansione del virus in tutta Europa, investita ormai in pieno dopo la Cina, la Corea, il Giappone. Ma il contagio è arrivato negli Stati Uniti e non risparmierà America Latina ed Africa. Tuttavia il contenimento drastico in Cina della letale epidemia sta lì a dimostrare che decisioni efficaci e ragionevolmente rapide della politica possono riportare ad un’accettabile normalità (assenza di ulteriori contagi) situazioni gravemente compromesse. Dopo anni di sfrenato liberismo che hanno messo nell’angolo l’idea di una giusta centralità del Potere Pubblico, lo sconvolgimento delle nostre vite prodotto dalla diffusione tendenzialmente planetaria del Coronavirus ridà respiro alla cultura del governo dei grandi processi della vita collettiva da parte di solidi e lungimiranti Istituzioni pubbliche. Perciò bisogna sperare che la politica di un grande paese come l’Italia non sia più guidata dalla ragione dominante delle campagne elettorali e della ricerca del consenso, ma da una visione chiara degli interessi generali della comunità nazionale e dei bisogni fondamentali di ogni cittadino. Valgono ancora le linee maestre della grande architettura disegnata dalla nostra Costituzione; restano al centro il lavoro, la salute, l’istruzione, e il contrasto agli ostacoli che si frappongono all’esercizio di questi fondamentali diritti. Un’epidemia come quella in corso li mette in pericolo tutti insieme, perché attenta gravemente alla salute collettiva e individuale, sospende il lavoro in un limbo, mette in mora la grande macchina dell’Istruzione pubblica. Contrastare tutti insieme il virus significa perciò battersi per non regredire verso un nuovo, barbarico medio evo, e mantenere vitali gli spazi della moderna democrazia. È ormai necessario che tutti, le forze politiche, sociali, imprenditoriali, della cultura, promuovano e concordino una grande tregua che bandisca ogni tentazione partigiana e propagandistica orientata alla tutela del “particulare” di ognuno. Non si tratta di banale utopia, ma di un patto per fronteggiare, solidali nelle differenze, un nemico comune, che si aggira e colpisce invisibile, troppe volte senza dichiararsi e capace di nascondersi subdolo, spesso dietro il solido paravento dell’assenza di sintomi. È profondamente giusto perciò chiamare in causa i singoli cittadini, le comunità regionali e territoriali, per un’assunzione piena di responsabilità, per il rispetto profondo delle regole di condotta indicate come necessarie dagli scienziati e dagli esperti e fatte proprie dalle Istituzioni che le hanno tradotte in norme. Hanno suscitato grande impressione ad un vecchio uomo di scuola come me diversi recenti episodi raccontati da Tv e giornali. Subito dopo il primo, eloquente, allarmato Decreto del Governo, la Televisione mandava in onda un’Intervista volante a giovani italiani nel corso di un grande raduno del sabato sera nel quartiere S. Lorenzo di Roma. I ragazzi ostentavano abbracci complici e baci affettuosi e provocatori, in barba a ovvie norme di contenimento appena varate, quasi irridendo la giovane giornalista con irresponsabile cinismo. La Stazione Centrale di Milano veniva presa d’assalto, mi pare subito dopo, da giovani meridionali in corsa promiscua e affannosa per accaparrarsi i posti sui treni in partenza. Nessuna autodisciplina, nessun rispetto per regole ovvie e utili alla salvaguardia della salute di tutti. I governatori del Mezzogiorno segnalano decine di migliaia di persone rientrate ed invitate a dichiararsi ai rispettivi Comuni per i controlli del caso e al fine di impedire la possibile infezione del virus se contratto inconsapevolmente in Lombardia. Dunque indifferente cinismo e panico collettivo, reazioni eguali e contrarie di ragazzi che forse si credono “immortali” come ha ripetuto il prof. Galli dell’Istituto Sacco di Milano, e comunque poco informati e inconsapevoli nonostante lo stillicidio quotidiano di notizie e commenti sull’epidemia da Coronavirus. Davvero al di là di ogni moralismo, si tratta di episodi sconcertanti. Mettono a nudo la fragilità del mondo giovanile che per un verso reclama il diritto al branco comunque e al consumo facile di socialità, con un atteggiamento temerario e sfrontato; per altro verso si lascia afferrare dalla paura, anzi dall’angoscia dell’ignoto, e fa ritorno a precipizio nella tana protettiva della famiglia. Viene spontanea la domanda: quali educatori hanno avuto questi ragazzi, quali scuole hanno frequentato, come hanno forgiato il loro carattere? Mi interrogo così, pur consapevole che tantissimi giovani coltivano la solidarietà tra generazioni e hanno rispetto per gli anziani più esposti al nuovo malanno e per i diversi. Quanti ragazzi, del resto, grazie alle famiglie, alla scuola, a personali e suggestive esperienze, hanno già sguardo lungo sul mondo e coltivano una solidarietà attiva e praticata? Naturalmente non mi stancherò mai di battere sul ruolo decisivo della scuola, Istituzione che non deve semplicemente concorrere alla preparazione per il lavoro e all’offerta di lavoro sul mercato, ma che ha il compito di far comprendere i tempi che viviamo, le contraddizioni che li segnano: fra ricchezza e povertà, fra ignoranza e cultura diffusa, fra democrazie e nuove tentazioni autoritarie, fra potenza tecnologica e riconfermata fragilità della nostra specie. È probabile che si debba pensare ad un rinvio della 18° edizione di Progetto Gutenberg. Come in tanti sanno, l’ho immaginato e costruito nel lontano 2003 con prestigiosi docenti del Liceo Galluppi di Catanzaro e di altri Istituti della città e della regione Calabria. Si tratta di una Fiera del Libro che mette oggi in Rete, esperimento unico in Italia, oltre cinquanta scuole che ogni anno affrontano un grande tema e chiamano a raccolta la cultura nazionale per svolgerlo attraverso libri belli e importanti (di ogni area disciplinare) che docenti e studenti leggono per confrontarsi senza timidezze con Autori, Scrittori, uomini di Scienza. È sempre una bella sfida. Dal 18 al 23 maggio si era prevista l’edizione 2020 per discutere di “Homo Sapiens? Fragile Civiltà”. Il tema è stato pensato a settembre 2019; era lontano da ogni nostra immaginazione il Coronavirus. Alla luce di quel che sta accadendo, la questione che volevamo, che vogliamo affrontare, dimostra la sua bruciante attualità. Il morbo che una schiera di scienziati, di medici infaticabili e generosi, di uomini di governo e politici di ogni tendenza, stanno cercando di combattere con determinazione crescente e primi successi, dimostra la fertilità di quella scelta. A me e a tanti costruttori di Fiera Gutenberg non dispiacerebbe se, nelle attività di didattica a distanza che si stanno promuovendo, si aprisse uno spazio non banale per avviare una prima discussione sui libri proposti per il Progetto, vari e diversi, di valore strettamente scientifico, ma anche di grande profilo umanistico. Non guasterebbe, davanti all’imprevisto che sembra sopraffarci, un primo cimento con romanzieri, storici e filosofi, medici e biologi, fisici ed esperti di temi ambientali. Se si riuscisse a costruire una piattaforma per scambi su Autori e libri Gutenberg, potremmo dire che persino Coronavirus è utile materia per i coraggiosi esploratori della nostra Fiera annuale. La didattica online, concepita come panacea, si potrebbe arricchire di senso riducendo il rischio del mero esercizio scolastico. Grazie al gioco intrigante dell’analogia, che studia somiglianze e differenze, si potrebbe, per esempio, studiare Tucidide e Manzoni, Jack London e Albert Camus, analizzando le grandiose rappresentazioni della peste nei loro scritti e romanzi; ma anche affrontare con audacia, con rigorosa strumentazione scientifica e sguardo sul futuro, la grande questione dei mutamenti planetari che ci minacciano. Importante sarà per docenti e studenti lo spirito e l’attitudine. Con un’intensiva, e di breve durata, didattica a distanza, si può costruire una comunità laboriosa e pensante capace di generare una risposta colta e battagliera all’ansia e allo smarrimento di questi giorni drammatici.

Infine un veloce appello da cittadino coinvolto al Governatore Santelli e alla politica calabrese. Sanno assai meglio di me che la nostra terra vive una contraddizione grande fra risorse professionali, straordinarie competenze diffuse in campo medico, e un sistema provato da carenze di organico e irrazionalità molteplici. Non è forse venuto il momento di rendere razionale la Rete ospedaliera puntando sugli Hub e su pochi e buoni ospedali territoriali, dotando però l’intera Calabria di Case della Salute e buoni Poliambulatori? E non è il caso di costruire una task-force, come si dice, per rovesciare la circostanza tragica dell’epidemia in un’occasione storica per risanare e rendere produttiva ed efficiente la Sanità calabrese? È’ una bella e oggettiva sfida che val la pena di raccogliere.”

Armando Vitale (presidente Associazione Gutenberg Calabria)

articolo pubblicato sulla pagina “Commenti” de Il Quotidiano del Sud, 25 marzo 2020

 

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