Maria Saveria Ruga

Maria Saveria Ruga è docente di Storia dell’arte moderna e Storia e metodologia della critica d’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Ha completato la sua formazione presso l’Università della Calabria e l’Università di Pisa, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia dell’arte. Ha partecipato al primo ciclo dottorale confederale in Civiltà italiana, coordinato dall’Università della Svizzera italiana, collaborando con il Kunsthistorisches Institut di Firenze– Max-Planck-Institut, ed è stata Barker Visiting Fellow alla Durham University, nel Regno Unito (2022). Le sue ricerche si sono focalizzate sulla pittura dell’Ottocento nell’Italia meridionale, sulle memorie degli artisti e sulla geografia artistica dell’età moderna. È autrice di varie pubblicazioni su questi argomenti, tra cui spiccano l’edizione critica del volume Michele Cammarano, Racconto della sua vita, e senza bugie (2018), gli atti delle giornate internazionali di studio Archivi fotografici, storia dell’arte e tutela. Per Emilia Zinzi (2019) e, in collaborazione con Leonardo Passarelli, il volume Arte e politica in Calabria. Opere e immagini del Risorgimento e dell’Italia unita (2022). (fonte Silvana Editoriale)

A Gutenberg XXI edizione 2024, Paure/Speranze, si legge La fucina di Andrea Cefaly (1827-1907). Un crocevia di artisti fra Napoli, Firenze e Parigi, Silvana Editoriale 2023.

La figura del pittore calabrese Andrea Cefaly, patriota e deputato del Regno d’Italia, è posta in questo libro al centro di una fitta rete di relazioni che coinvolge personaggi politici del calibro di Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, e pittori di spicco, come Domenico Morelli, Filippo e Giuseppe Palizzi, punti di riferimento della scena artistica del secondo Ottocento tra Napoli, Firenze e Parigi. Il libro scandaglia la fucina partenopea del pittore, descritta quale un ritrovo vitale di artisti rivoluzionari nella Napoli risorgimentale. È questa una congiuntura dinamica che la storiografia ha da tempo individuato come potenzialmente rilevante, ma che le direttrici canoniche della storia dell’arte e le gravi lacune documentarie, qui per la prima volta colmate, avevano reso difficile illuminare con precisione. L’atelier di Cefaly in vico San Mattia e l’esperienza della scuola di Cortale risaltano in questo libro come snodi cruciali nella geografia artistica che collega la provincia meridionale al centro napoletano, aprendo a sviluppi che coinvolgono, oltre alla Calabria, anche gli Abruzzi e la Lucania. Si ricostruisce così la storia di un’inedita sinergia tra il mondo dell’arte e quello della politica, che si articola intorno a un autentico protagonista, per quanto poco noto, del processo di unificazione nazionale.

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