Massimo Cacciari

Massimo Cacciari (Venezia, 5 giugno1944), filosofo, saggista, opinionista, è stato deputato della Repubblica Italiana, europarlamentare, sindaco di Venezia dal 1993 al 2000 e dal 2005 al 2010.

Dal 1985 professore ordinario di Estetica presso l’Istituto Universitario di Architettura di  Venezia,  ha insegnato all’Università di Lugano e fondato nel 2002 la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele a Cesano Maderno, di cui è stato preside fino al 2005. È stato tra i fondatori di alcune riviste di filosofia politica, che hanno segnato il dibattito dagli anni sessanta agli anni ottanta, tra cui Angelus Novus, Contropiano, il Centauro, Laboratorio politico. Molte le sue opere fra le quali ricordiamo: Krisis (del 1976); Pensiero negativo e razionalizzazione; (1977), Dallo Steinhof (1980), Icone della legge (1985), L’angelo necessario (1986), Dell’inizio (1990), Della cosa ultima (2004) – vincitore del Premio Cimitile -, Hamletica (2009), Labirinto Filosofico (2014), Il Lavoro dello Spirito (2020), Metafisica concreta (2023) è il suo scritto più recente. Con Einaudi, ha pubblicato La mente inquieta. Saggio sull’Umanesimo (2019) e Paradiso e naufragio. Saggio sull’Uomo senza qualità di Musil (2022). Accademico dei Lincei dal 2016, tra i numerosi riconoscimenti sono da ricordare la laurea honoris causa in Architettura conferita dall’Università degli Studi di Genova nel 2003, la laurea honoris causa in Scienze Politiche conferita dall’Università di Bucarest nel 2007 e la laurea honoris causa in Filologia, Letteratura e Tradizione Classica conferita dall’Università di Bologna nel 2014. È stato presidente della fondazione Gianni Pellicani ed è professore emerito presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, di cui è stato anche prorettore vicario.

A Gutenberg XXI edizione 2024, Paure/Speranze, si legge Metafisica concreta, Adephi, 2023.

Metafisica: ecco la parola «davanti alla quale ognuno, più o meno, si affretta a fuggire come davanti a un appestato» (Hegel). Un fuggire che, a furia di decostruzioni, oltrepassamenti, dichiarazioni di morte o di inesorabile, fatale compimento nelle forme della razionalità scientifica, ha finito col diventare una sorta di habitus del pensiero contemporaneo. E tuttavia, ripercorrendo contropelo le filosofie classiche e i grandi sistemi del razionalismo moderno, così come le più ardite e recenti teorie della scienza, è possibile riscoprire ciò che di quel termine rimane inaudito: la tessitura che collega l’essente in quanto osservabile e determinabile allo s-fondo della sua provenienza e del suo imprevedibile avvenire; la relazione tra la theoría della cosa sotto l’aspetto della sua caducità, nell’ordine di Chronos, e quella che cerca di esprimerla nella sua relazione al Tutto e in tale relazione giunge a considerarla res divina. Nessun ‘al di là’, nessuna Hinterwelt, o mondo ‘dietro’ tà physiká, dietro il manifestarsi di Physis. Questo mondo, e il soggetto che intende conoscerlo conoscendo sé stesso, il cui essere-possibile non si arrende al Muro dell’Impossibile, esigono di essere interrogati anche secondo una tale prospettiva. Metafisica concreta, dunque, come Florenskij, scienziato, filosofo e teologo, voleva intitolare l’opera che avrebbe dovuto concludere la sua ricerca. Filosofia e scienza possono in essa ritrovarsi ed esprimere insieme, in forme distinte e inseparabili, l’integrità e inesauribilità della vita dell’essente.

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